mercoledì 10 febbraio 2016

Equitalia, sospensione del fermo amministrativo per chi paga a rate

In audizione in Senato, l’ad Ruffini ha confermato tale possibilità e denunciato che solo il 5% dei crediti è realmente aggredibile

L’accesso alla rateizzazione del proprio debito con Equitalia potrebbe portare a una sospensione del fermo amministrativo. L’ha detto ieri, nel corso di un’audizione in Commissione Finanze del Senato, l’amministratore delegato della società di riscossione Ernesto Maria Ruffini, che ha anche fornito i numeri sui crediti affidati a Equitalia per la loro riscossione.

Nel dettaglio, i dati evidenziano che, negli ultimi 15 anni, il carico totale lordo di tali crediti ammonta a 1.058 miliardi di euro, ma la quota effettivamente aggredibile, ovvero le posizioni davvero lavorabili, non superano i 51 miliardi, circa il 5% del totale: un problema, quello dei crediti non riscossi, che Ruffini descrive come la “patologia estrema” della riscossione mediante ruolo.

Il 20,5% della cifra complessiva, ha spiegato, è stato “annullato dagli stessi enti creditori perché ritenuto indebito”, a seguito di autotutela o decisioni giudiziarie. Dei restanti 841 miliardi, “oltre un terzo sono difficilmente recuperabili”, perché dovuti da soggetti falliti (138 miliardi), deceduti (78) o nullatenenti (92). Ci sono poi oltre 300 miliardi per i quali si sono tentate, “invano”, azioni esecutive e i crediti bloccati per norme in favore dei contribuenti.

Diverse, secondo Ruffini, le ragioni che hanno portato ad una forbice così ampia tra crediti vantati ed effettivamente esigibili. In primo luogo, “la qualità delle iscrizioni a ruolo”, che dà luogo a tanti contenziosi con i contribuenti, ma anche “la sproporzione tra l’entità della pretesa e le risorse aggredibili dall’agente della riscossione” e la “difficoltà di acquisire informazioni puntuali su redditi e patrimoni dei debitori”.

A ciò, si aggiungono le iniziative normative che, nel tentativo di dare respiro ai contribuenti in un contesto di crisi economica, hanno “limitato gli strumenti a disposizione di Equitalia”, imponendo la soglia dei 20 mila euro per l’iscrizione dell’ipoteca legale o le limitazioni alla pignorabilità di beni strumentali, stipendi e salari.

Nonostante ciò, rispetto a 10 anni fa, i proventi della riscossione sono decisamente aumentati. Fino al 2005, con la riscossione ancora affidata alle società concessionarie private, la media annua era di 2,9 miliardi di euro, salita a 7,7 miliardi con l’arrivo di Equitalia. Il 53% dei crediti incassati ha riguardato somme superiori ai 100 mila euro, mentre solo il 3% è relativo a somme inferiori ai mille euro.

Dal 2008 al 2015 sono arrivate 5,6 milioni di istanze di rateizzazione

La metà delle entrate complessive arriva dalle rateizzazioni, fenomeno in costante crescita dopo gli interventi normativi che hanno dato la possibilità di ripartire il pagamento in 72 rate e di accedere a tale beneficio anche ai soggetti decaduti da precedenti piani di dilazione. Dal 2008 al 2015, sono pervenute ad Equitalia 5,6 milioni di istanze di rateizzazione (per un valore complessivo di 107 miliardi), di cui 1,2 milioni nel solo 2015. Di queste ultime, “solo 28 mila sono state rigettate per mancanza dei requisiti di legge”.

A proposito di rateizzazioni, come anticipato sono arrivate conferme sullo stop ai fermi amministrativi in caso di accesso al piano di rientro dilazionato. Equitalia, ha sottolineato in proposito Ruffini, si riserva la “possibilità di sospendere” il fermo amministrativo, “non la possibilità di toglierlo” per i “soggetti che fanno richiesta delle rate e le pagano”.
Nella pratica, il soggetto destinatario di fermo amministrativo che chiede, e ottiene, la rateizzazione del proprio debito con il Fisco, riceverà, una volta pagata la prima rata, un’apposita comunicazione dall’agente della riscossione. Con quest’ultima, il debitore potrà recarsi negli uffici del PRA (Pubblico Registro Automobilistico), effettuare l’annotazione della sospensione e ricominciare ad utilizzare il proprio veicolo.