venerdì 28 marzo 2008

Seconda lettera dell’ex sindaco Scalvi: “Caro Aldo (Rossi) ti scrivo..”

Di seguito, la lettera di Scalvi:

“BRESCIA, 27 Marzo 2008

Caro Aldo,

ho letto che questa sera le minoranze tornano in Consiglio comunale. Buon lavoro sincero, anche se portate la responsabilità politica di aver privato il Consiglio, per un intero anno, della indispensabile presenza delle minoranze.

Ti scrivo approfittando della nostra vecchia amicizia, consolidata dalle aspre critiche che ci siamo rivolti per le nostre diverse opinioni politiche, riscontrando il tuo apprezzamento per il contenuto della lettera che avevo inviato agli ex-sindaci, con una forma di intervento allora scelta per dare il meno fastidio possibile a voi amministratori, oltre che per l’autorevolezza degli interlocutori. Ho letto, invece, che nel corso di un Consiglio comunale la mia iniziativa è stata catalogata spregiativamente “letterina”: forse perchè giudicata frivola, forse per accostarmi, dato il mio apprezzabile aspetto estetico, a quel mondo di belle ragazze che i programmi della sub-cultura televisiva ci propinano. Tanto è accaduto, ma io non demordo, nei limiti che i miei impegni mi consentono.

Approvare stasera in via definitiva il P.I.I. è un gravissimo errore, perchè è bruttissimo - su questo punto non ci possiamo fare più nulla se non portare i correttivi imposti dalla Provincia e constatare che, in cambio, avremo almeno l’onore di ospitare la caserma della guardia di finanza-, ma soprattutto perchè devono essere prima chiarite con la massima trasparenza due questioni.

Corrisponde al vero che la società coinvolta nel P.I.I. fosse una società anonima con sede negli U.S.A.e che solo nel dicembre scorso abbia aumentato il proprio capitale sociale, vedendo la sottoscrizione delle quote da parte di due ex consiglieri comunali? Che ruolo hanno avuto costoro, quando erano in carica, rispetto al procedimento amministrativo che ha condotto all’adozione di codesto strumento urbanistico? La valutazione è politica e riguarda la formazione degli strumenti urbanistici in un Comune assediato dai P.I.I..

Ho letto il documento del P.D. sulla necessità del piano di governo del territorio. Ci si deve chiedere perchè non abbiano ancora cambiato il piano regolatore se ritengono quello Manenti tanto inadeguato e mi domando perchè invochino la necessità di tutelare il territorio e contemporaneamente lo massacrino con i P.I.I., che aggiungono in modo del tutto privo di logica metri cubi a quelli già approvati nel corso dell’amministrazione Manenti. I P.I.I: non sono un male; il male è farli così, per giunta senza prevedere come si svilupperà il comune.
Ancora più sconcertante è leggere il parere e le prescrizioni della Provincia sul P.I.I. in definitiva adozione.

La Provincia dice che il Comune di Rovato non ha ancora adottato il piano paesistico. Soprattutto è in netto dissenso col Comune che aveva considerato gli edifici ex-zoodula di scarso interesse storico. C’è da arrossire come rovatesi; la Provincia dice: guarda comune che tu possiedi edifici catalogabili per la storia industriale che rappresentano qualcosa di assimilabile all’archeologia industriale (come era, del resto, l’ex fabbrica Redaelli); valorizzalo.

Il Comune risponde: ma che dici, quei capannoncini di mattoni non hanno nessun pregio, meglio le palazzine nuove di zecca a sette piani. La Provincia allora emette prescrizioni per la tutela paesistica del nostro comune. Qui sorge la questione sulla quale richiamo la tua attenzione. Mentre era in corso questa procedura, gli edifici di interesse storico sono stati demoliti; la ex zoodula non c’è più.

La Provincia prende atto della demolizione, si chiede coma possa esser accaduto, dà prescrizioni per salvaguardare quel che resta: roggia, vecchio mulino, piantumazione con specie arboree autoctone, arretramento e abbassamento degli edifici in costruzione, per renderli meno invasivi.

La domanda è proprio quella che ha posto la Provincia: come può essere accaduto che, mentre era in corso la procedura di valutazione per la tutela del nostro territorio, le palazzine storiche, che erano oggetto di tale valutazione, siano state rase al suolo?

Io non entro nel merito del piano integrato, già ho posto il problema e mi chiedo come si possa costruire senza freni, in assenza di un’immagine di massima di quel che sarà il nostro comune nei prossimi anni; mi domando, invece, come ciascun consigliere comunale possa votare definitivamente un piano senza che siano chiariti almeno i due punti che ho posto alla tua attenzione.

Quando si adotta una deroga allo strumento urbanistico, è compito della politica garantire la massima trasparenza perchè nessuna velatura possa intravedersi, anche in tempi caratterizzati da un inspiegabile sacro ardore per demolire ciò che la storia della nostra comunità ci ha consegnato.

Cordialità.

Gianbattista Scalvi”