martedì 10 marzo 2015

mercoledì 4 marzo 2015

POS: arrivano le sanzioni per artigiani e professionisti: multe fino a 1.500 euro e rischio sospensione

Mano pesante per professionisti e artigiani privi del Pos, sanzioni fino a 1.500 euro e sospensione dell'attività per chi non si adegua. È quanto prevede il disegno di legge 1747 presentato in Senato il 22 gennaio scorso. L'obbligo del Pos (l'apparecchio che consente di pagare con il bancomat) per imprese, professionisti, artigiani e commercianti, scattato dal 30 giugno 2014, ha suscitato tanto scalpore lo scorso anno, alla fine la norma è arrivata, ma senza espresse sanzioni per i “fuori legge” e con nessuna agevolazione per chi, invece, la legge la rispetta. Il risultato: non c'è stata quella diffusione capillare tanto auspicata. Chi già aveva il Pos ha continuato ad usarlo, e qualcuno tra quelli che ne erano sprovvisti, lo ha installato ma si tratta di una minoranza di casi. L'obbligo di accettare pagamenti in moneta elettronica scatta oltre i 30 euro, ma tanti consumatori non sanno che il pagamento con il bancomat oltre ad una certa cifra è un loro diritto e quindi non lo fanno valere.

Uno stato di cose che secondo qualche parlamentare va sistemato. È con questo obiettivo che lo scorso 22 gennaio è stato presentato un disegno di legge dai senatori Aiello, Gentile, Bilardi e Di Giacomo. La proposta è semplice: premiare con uno sconto fiscale i “meritevoli” e sanzionare chi non si adegua alla norma introdotta dal Dl 179/2012. Secondo il senatore Aiello “questo Ddl è chiaramente volto a premiare i professionisti ma al contempo contiene tutte le forme di tutela per il consumatore o il fruitore del servizio nel caso venga negata la legittima possibilità di procedere al pagamento mediante gli strumenti elettronici previsti dalla legge”.

Il Ddl presentato, atto parlamentare 1747, prevede all'articolo 1 che chi utilizza il Pos ha diritto a detrarre dall'imponibile reddituale il costo percentuale di ciascuna transazione eseguita tramite questo strumento di pagamento. Sul fronte delle sanzioni, si introduce una prima ammenda di 500 euro per chi è sprovvisto di Pos, a rilevare l'irregolarità può essere la Guardia di Finanza durante controlli di routine o a seguito di segnalazioni da parte dei clienti. Pagata la sanzione si hanno 30 giorni per adeguarsi e 60 giorni per comunicare alla Gdf l'avvenuta installazione. In caso di mancato adeguamento o comunicazione scatta una seconda ammenda, questa volta di mille euro, e l'esercente o professionista ha ancora un mese di tempo per mettersi in regola. Per i più refrattari scatta infine la sospensione dell'attività professionale o commerciale sino al completo adeguamento alla normativa in materia.

lunedì 2 marzo 2015

«Deroghe al patto di stabilità per gli investimenti ambientali»

Sulla premessa sono tutti d’accordo: l’ambiente non come vincolo ma opportunità di sviluppo. Su come raggiungere questo obiettivo bisognerà trovare una sintesi che tenga conto delle esigenze del territorio, le regole, i settori da spingere, la possibilità di fare investimenti.

Entro marzo il governo metterà a punto il Green Act, come hanno ribadito ieri il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Graziano Delrio, il ministro dell’Ambiente, Gianluca Galletti, definendolo un’occasione storica, per realizzare un’economia «molto ambientale, che spreca poche risorse e ricicla molti prodotti finiti».

Speriamo….

 

EQUITALIA NOVAZIONE RATEIZZAZIONE

I soggetti riammessi alla nuova dilazione dovranno fare molta attenzione alla puntualità dei pagamenti delle rate del nuovo piano di ammortamento per non decadere nuovamente.
Solo per la nuova ammissione alla dilazione è prevista la revoca del beneficio per il mancato pagamento di due rate anche non consecutive, e non di otto rate anche non consecutive come accade invece per le dilazioni concesse dal 23 giugno 2013.

Inoltre, trattandosi di proroga, parrebbe confermato quanto precisato da Equitalia lo scorso anno in merito al fatto che la nuova richiesta per la riammissione alla rateazione non dovrà essere accompagnata da alcuna ulteriore documentazione comprovante la situazione di difficoltà economica (per esempio, l’Isee o gli indici di bilancio), a prescindere dall’importo del debito. Il numero delle rate del nuovo piano verrà, infatti, stabilito in base alle condizioni economiche rappresentate dal contribuente al momento della concessione della prima rateazione da cui è decaduto.
Il nuovo piano si potrà estendere, dunque, fino a 72 rate mensili (ossia fino a un massimo di sei anni) e non sarà ulteriormente prorogabile. In ogni caso, soltanto i debiti inclusi in una precedente rateazione non rispettata e per cui il contribuente è decaduto entro il 31 dicembre 2014 possono essere nuovamente dilazionati secondo il numero di rate inizialmente concesso, anche nel caso in cui siano aumentati per effetto degli interessi di mora. Gli altri debiti, invece, eventualmente sorti successivamente e, quindi, non legati a una rateazione decaduta entro il 22 giugno 2013, seguono le regole attualmente vigenti in materia di rateazioni, ivi incluso la verifica dell’Isee o degli altri parametri di bilancio, se il debito relativo è superiore a 50mila euro.



 

MINIMI CONTRORDINE

Chi ha iniziato a febbraio
Il problema riguarda, però, coloro che a gennaio e febbraio hanno già emesso documenti fiscali e che dovranno essere messi in condizione di poter rettificare la scelta effettuata. In sostanza che cosa può fare chi nel 2015 ha già emesso fatture con l’indicazione di volersi avvalere del forfettario e che intende ora optare per i minimi al 5 per cento? Non sembra necessario passare dall’annullamento del documento originario con una nota di variazione (articolo 26 del Dpr 633/1972): il cambio del regime fiscale non rientra nell’elencazione prevista dalla norma e il documento originario, comunque, non incorporava l’Iva.
Anche se si auspica un chiarimento ufficiale in tal senso, si ritiene che sia possibile sostituire il documento originario con uno nuovo che annulla il precedente e che attesta il regime fiscale correttamente adottato. In questo caso, può rivelarsi ulteriormente utile supportare (e conservare) la sostituzione della fattura con la corrispondenza intrattenuta nei confronti della controparte. Per gli stessi soggetti andrà inoltre chiarito come revocare l’opzione per l’agevolazione di previdenziale, laddove sia stata già esercitata sulla base delle indicazioni della circolare Inps 29/2015.

I contributi Inps
La possibilità di optare per il regime dei minimi al 5% per tutto il 2015 non è l’unica novità per chi esercita un’attività di lavoro autonomo con partita Iva. La conversione del Milleproroghe interviene, infatti, sulle aliquote contributive di autonomi e freelance iscritti alla gestione separata Inps sterilizzando l’aumento di tre punti percentuali che sarebbe scattato da quest’anno. Così l’aliquota per il 2015 resterà al 27,72% (27% per i contributi e 0,72% per indennità di maternità), per poi salire al 28,72% nel 2016 e arrivare al 29,72% nel 2017.