«Se ci fosse un avviso comune sulla compartecipazione all'utile delle imprese, per concretizzare lo stare insieme nella stessa azienda, più di prima uniti e insieme, lavoratori e imprenditori, credo che sarebbe uno dei modi per uscire dalla crisi». Lo ha detto il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, nel suo intervento al Meting di Rimini. Un disegno di legge con questi contenuti è attualmente all'esame del Senato «Niente shock, è aperto il cantiere delle riforme». Per uscire dalla crisi e per risolvere i problemi strutturali dell'Italia, ha spiegato poi il ministro, non serve uno shock, ma il lavoro serio e costante del governo. «Noi - ha scandito Tremonti - abbiamo aperto il cantiere delle riforme: dal nucleare alla riforma della scuola elementare e secondaria, dall'adeguamento anagrafico dell'età di pensione, che fa del sistema italiano uno dei più stabili, al divieto di cumulo lavoro-pensione. Io credo che l'elenco delle riforme fatte sia davvero troppo lungo». Inoltre, «la riforma delle riforme in questo Paese è la riforma che prende il nome del Federalismo fiscale che è fondamentale per ridurre l'evasione fiscale. Molte altre riforme abbiamo in cantiere e stiamo facendo. L'elenco, dalle banche agli ammortizzatori agli interventi sulle banche è abbastanza lungo».A proposito degli ammortizzatori sociali, il ministro ha ricordato: «Abbiamo messo tutte le risorse negli ammortizzatori sociali e credo sia stata una scelta fondamentale perché credo che nessuno può essere lasciato indietro». Tremonti ha assicurato che se ci sarà bisogno «i soldi andranno soprattutto sul sociale e gli ammortizzazori sociali». Ad un anno dall'inizio della crisi economica, ha sottolineato il titolare di via XX Settembre, possiamo dire che «l'Italia è una paese socialmente unito. Abbiamo garantito tenuta sociale, sicurezza, stipendi, sanità e pensioni, è stato un risultato fondamentale, per merito di tutti". Gli economisti come maghi. «Le riunioni degli economisti - ha anche detto davanti alla platea del Meeting Tremonti, intervenuto alla presentazione del libro Bluff di Marco Cobianchi - ricordano quelle dei maghi. La nostra letteratura è piena di maghi, dal mago Merlino al Mago di Oz, da Harry Potter a Mandrake e Satanik fino al mago Otelma. Tutti economisti che fanno apparire e sparire l'inflazione e fanno in modo che non debba apparire la deflazione». Ma «quello che fa effetto è che il coro continua: se ci fosse buonsenso da parte loro di stare zitti per 1 o 2 anni ci guadagnerebbero tutti e loro stessi. Quello che colpisce di più è che nessuno di questi ha mai chiesto scusa, nessuno ha mai detto di aver sbagliato. Sbagliano sempre gli altri». «Io - ha proseguito il ministro - non sono un economista e a volte questo mi aiuta». Tremonti, che ha citato l'episodio in cui la regina Elisabetta ha chiesto agli economisti il perché, «se sono tanto bravi non hanno previsto quello che sarebbe successo» con la crisi economica, ha invece ricordato che lui stesso, dal 1995, come sostengono i suoi libri, aveva previsto che ci sarebbestato un momento in cui la globalizzazione avrebbe causato una crisi economica. «Ho sempre pensato che ci sarebbe stata una crisi economica causata dalla globalizzazione. Era impossibile prevedere in che giorno e che in modo si sarebbe manifestata, ma è dal '95 che sono sicuro che si sarebbe verificata. Ci voleva un mago per capire il giorno preciso, ma non ci voleva un mago per capire che il cambiamento della velocità del mondo avrebbe portato alla crisi».Rispetto al Global standard, Tremonti ha detto che «non è una partita finita, sarà fondamentale adesso il lavoro dell'Ocse». «La proposta del Global Standard è italiana, e questo non è uno spot. Nelle prossime settimane vedremo se sarà possibile realizzare» questo progetto «ambizioso».
«Salvate il popolo, non le banche». Sul fronte dei slavataggi degli istituti di credito, il ministro del Tesoro ha detto: «Per uscire dalla crisi si è passati da una tasca all'altra, con una piccola differenza, che la tasca dei banchieri è dei banchieri, la tasca del governo è di tutti». Quindi, «dovrà esserci una riflessione» sulla scelta di aver aiutato le banche per uscire dalla crisi. E ha citato un detto in inglese: «Salvate il popolo, non le banche». Parlando della spesa per la crisi che incide sul debito ha aggiunto: «È un rapporto che peggiora per salvare la spesa che si fa per salvare i signori delle banche». Ha poi sottolineato Tremonti: una volta usciti dalla crisi non si potranno «riaccendere i falò delle vanità, delle stupidità, della speculazione, dei bonus: credo che su tutto questo le ragioni debbano essere profondamente diverse»