mercoledì 31 luglio 2013

Obama, piano fiscale per le imprese - (Italia impari e guardi i governi virtuosi)

Barack Obama ha teso la mano ai repubblicani sulla riforma del fisco. Il presidente ha proposto una semplificazione delle tasse per le aziende che riduca le aliquote da massimi del 35%, tra i più alti al mondo, al 28% e fino al 25% nel caso delle società manifatturiere, venendo incontro a priorità care all'opposizione. In cambio, però, il presidente chiede l'impegno a usare qualunque entrata straordinaria intascata dall'erario nel corso della transizione al nuovo regime impositivo per obiettivi che ritiene irrinunciabili: investimenti pubblici a favore della crescita, dell'occupazione e dei ceti medi.

Obama ha presentato il suo "grand bargain" - un grande compromesso con meno tasse e più lavoro - a - a Chattanooga nel Tennessee in un magazzino di Amazon, parte della crociata per rilanciare sia l'agenda economica della sua presidenza che la competitività internazionale del Paese. «Le idee non mancano - ha incalzato - manca l'azione». Lo scetticismo dell'opposizione non è tardato: la riforma riecheggia promesse del passato e la resistenza a nuove spese federali da parte dei repubblicani, in vista di negoziati sul bilancio e sul tetto del debito, appare ferma. Ma il presidente spera di far breccia nelle correnti moderate: un gruppo di otto senatori conservatori si sta incontrando regolarmente con la Casa Bianca per discutere di budget. Obama ha invocato la necessità di rivedere senza indugi le tasse per le aziende, slegandole da più ampi riesami delle aliquote individuali. «Il nostro sistema è rotto e troppo complesso - ha fatto sapere la Casa Bianca - le aziende che rispettano le regole pagano il 35% mentre altre che possono permettersi eserciti di avvocati riescono a non pagare quasi nulla». La riforma creerebbe un sistema piu equo: eliminerebbe scappatoie stabilendo al contempo aliquote più basse, anzitutto per le società manifatturiere in omaggio all'attenzione alla base industriale del Paese. Verrebbero cancellati incentivi a spostare attività e posti di lavoro all'estero. E ancora: Obama auspica facilitazioni particolari delle procedure fiscali per le piccole aziende, migliorando il il sostegno agli investimenti con la possibilità di dedurre fino a un milione di dollari. I capitoli controversi, però, non mancano neppure sulle tasse. Dalla proposta di Obama sono assenti dettagli sulle revisioni di sgravi e scappatoie, che potrebbe scatenare dure battaglie con i beneficiari. Colossi del calibro di General Electric, Disney e Microsoft hanno già nella riforma fiscale uno degli obiettivi di lobby. Ed è rimasta nell'ombra una grande incognita: le aziende americane tengono oggi fuori dai confini quasi il 60% delle riserve in contanti, 840 miliardi, per evitare la tassazione americana. In passato sono state discusse soluzioni per il rimpatrio di questi capitali, quali aliquote scontate una tantum che genererebbero fino a 15 miliardi di nuovo gettito. Sui fondi all'estero potrebbero anche scattare penali. Obama ha sottolineato l'importanza di «ricostruire l'infrastruttura del Paese», ponendo l'enfasi sull'ammodernamento, sul coinvogimento del settore privato in una Rebuild America Partnership, e sull'istruzione. Qui per raccogliere finanziamenti sono previste nuove obbligazioni battezzate America Fast Forward, America Avanti. Verranno inoltre creati in dieci anni ben 45 nuovi istituti per l'innovazione, centri di eccellenza tecnologica dedicati proprio allo strategico comparto manifatturiero. E saranno destinati capitali allo scopo di sollecitare i college locali a sviluppare qualifiche necessarie alle carriere del futuro

 

 

 

Aldo Massimo Rossi

                                                              

Dottore Commercialista – Revisore Contabile

 

                     

Studio Focus - Dottori Commercialisti
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Brescia Via Aldo Moro nc. 48 (Torre Ambrosiana – P. 3°)

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lunedì 29 luglio 2013

Durt documento unico regolarità tributaria

Il Durt (documento unico regolarità tributaria) sembra destinato ad avere vita breve. Introdotto in sede di conversione del Decreto Fare attraverso un emendamento approvato in commissione a firma di un esponente del M5S, è stato oggetto sin da subito di non poche polemiche, tanto che adesso il governo sembra voglia abolirlo in Senato.

Il Durt era nato per semplificare la disciplina della responsabilità solidale, prevedendo che l’autocertificazione del prestatore circa la corretta esecuzione degli adempimenti fiscali o la analoga dichiarazione da parte di un professionista abilitato o di un Caf venisse rimpiazzata da un documento (DURT), rilasciato dall’ufficio provinciale dell’Agenzia delle Entrate, comprovante l’inesistenza di debiti tributari per le imposte, sanzioni o interessi scaduti e non estinti del subappaltatore.

In questo modo l’appaltatore sarebbe tenuto a sospendere il pagamento del corrispettivo al subappaltatore fino all’acquisizione del Durt, pena la responsabilità in solido del versamento delle ritenute.

L’introduzione del DURT, però, al contrario della ratio della norma volta a semplificare la disciplina, ha suscitato notevoli malumori, in quanto ad avviso dei più, rischia al contrario di complicare ulteriormente i passaggi burocratici per le imprese e di trasformarsi in un elemento anticompetitivo. Le imprese infatti temono che in caso di ritardi nei versamenti delle ritenute a causa delle proprie difficoltà finanziaria, non potranno ricevere i pagamenti, con il rischio di fallire.

Tuttavia, sembra che l’allarme possa cessare, perché dal Governo arrivano rassicurazioni sull’intenzione di eliminarlo.

Il viceministro all’Economia Stefano Fassina, che in commissione aveva dato parere positivo per il governo, ha spiegato che la ratio della norma fosse quella di essere «di supporto alle imprese», ma visti i malumori, sono pronti a fermarsi e a discutere anche con le rappresentanze delle imprese e dei lavoratori.

Contro la norma si è alzato un coro di no sempre più numeroso in Parlamento. Anche lo stesso Beppe Grillo si è dissociato dall’emendamento presentato dal suo esponente della Camera.

La retromarcia sul Durt è stata assicurata anche dal ministro per la Pa e semplificazione Gianpiero D’Alia.

L’intervento appare praticamente scontato. Staremo a vedere.

Il testo del Decreto Fare approvato dalla Camera e trasmesso al Senato il 26 luglio scorso

 

 

 

Aldo Massimo Rossi

                                                              

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Indicazione dei chilometri obbligatoria anche in caso la compagnia petrolifera provvede alla fatturazione del corrispettivo dovuto alle imprese convenzionate di «netting»

Indicazione dei chilometri obbligatoria anche in caso la compagnia petrolifera provvede alla fatturazione del corrispettivo dovuto alle imprese convenzionate: «netting»

Indicazione dei chilometri obbligatoria anche in caso di «netting»

L’obbligo vige non solo per la scheda carburante delle auto aziendali, ma anche se il rifornimento avviene mediante tale contratto

 

Al momento del rifornimento con la carta convenzionata il distributore chiede di digitare il chilometraggio che va indicato.

In questo modo sul dettaglio del rifornimento in fattura figurano i KM obbligatori.

Se non vi è indicazione del chilometraggio l’ IVA non è detraibile.

 

L’indicazione dei chilometri è obbligatoria non solo per le schede carburante dei mezzi aziendali, ma anche nel caso in cui il rifornimento carburante avvenga mediante contratto di netting.

Pertanto, in assenza di tale indicazione, non è possibile detrarre l’IVA relativa all’acquisto di carburante. A tali conclusioni è pervenuta la C.T. Reg. Firenze 15 aprile 2013 n. 53/9/13.

Nella fattispecie in esame, ad una società con mezzi di spazzamento pubblico era stata disconosciuta la detraibilità dell’IVA relativa all’acquisto di carburante a seguito della mancata indicazione dei chilometri sulle schede carburante dei singoli mezzi, nonché con riferimento al contratto di netting.

Secondo la società era, tuttavia, ininfluente ai fini della detraibilità dell’IVA e della deducibilità del costo, la mancata indicazione del chilometraggio con riferimento all’approvvigionamento mediante contratto di netting.

Per quanto riguarda le schede carburante, come già evidenziato, la giurisprudenza ha più volte ribadito l’obbligo di indicazione dei chilometri percorsi ai fini della detraibilità dell’IVA assolta sull’acquisto di carburante dei mezzi aziendali.

Tale obbligo, tuttavia, non opera con riferimento agli esercenti arti e professionisti.

Meno frequenti sono stati, invece, i chiarimenti relativi agli obblighi previsti qualora l’impresa abbia stipulato un contratto di netting.

Al riguardo, si ricorda che tale tipologia di rifornimento carburante è basata su distinti contratti di somministrazione:
- un primo contratto è stipulato dalla società petrolifera con i gestori degli impianti stradali di distribuzione;
- un secondo contratto è stipulato tra la società petrolifera e le società aderenti al “sistema delle tessere magnetiche”.

Sulla base di tali contratti, i gestori si impegnano ad eseguire (verso corrispettivo), a favore della società petrolifera, cessioni periodiche o continuative, consistenti nel rifornimento di carburante direttamente alle società aderenti al sistema.

In tal modo, i conducenti dei veicoli delle imprese convenzionate, all’atto del rifornimento del carburante, ritirano una copia del documento di consegna, mentre la matrice è trattenuta dal gestore.

La compagnia petrolifera provvede, quindi, alla fatturazione del corrispettivo dovuto alle imprese convenzionate che hanno beneficiato delle somministrazioni.

Il gestore dell’impianto di distribuzione, a sua volta, emetterà nei confronti della compagnia petrolifera fattura per le somministrazioni effettuate alla società convenzionata.

Con riferimento al contratto di netting, l’Amministrazione finanziaria, nella C.M. 205/98, ha precisato che gli utilizzatori dei veicoli sociali compilano mensilmente un documento numerato e datato nel quale sono indicati, tra l’altro, il numero di targa del veicolo e i chilometri percorsi.

Indicazione anche nella fattura riepilogativa

Coerentemente con tale documento di prassi, la sentenza in esame ha ribadito che, come nella scheda carburante è obbligatorio indicare i chilometri risultanti a fine periodo, mese o trimestre, cui la scheda si riferisce, così nel caso di contratto di netting all’impresa utilizzatrice è richiesta la compilazione con cadenza mensile di un apposito documento datato e numerato con indicazione per i singoli veicoli, identificati dal numero di targa, dei chilometri percorsi.

I giudici precisano, inoltre, che tale documento può essere sostituito dalla fattura ricevuta dalla compagnia petrolifera soltanto se la stessa riporta il totale dei chilometri percorsi dal singolo automezzo.

Pertanto, secondo la sentenza in esame, il contratto di netting non esenta il cliente dalla registrazione dei chilometri effettuati.

Nella fattispecie in esame, inoltre, la società dichiara di aver adottato anche rifornimento attraverso netting, e quindi non solo con tale sistema.
Confermando quanto affermato dai giudici di primo grado, la sentenza in esame concorda nel ritenere l’imposta non detraibile, in quanto non sono stati indicati i chilometri percorsi.

Va, infine, sottolineato che il costo di acquisto del carburante viene invece considerato, seppur in misura forfetaria, deducibile ai fini delle imposte sui redditi.

Secondo la sentenza, occorre diversificare la voce carburante in ordine alle imposte dirette, posto che nessun bene può essere prodotto senza costo; considerato, quindi, il volume d’affari e il lavoro itinerante dell’azienda, va riconosciuta la deducibilità parziale della spesa carburanti.

 

Avvisiamo che lo Studio rimarrà chiuso al pubblico dal 10 Agosto al 02 Settembre.

Per questioni urgenti inviare una email a aldomassimo.rossi@gmail.com  indicando il numero di telefono, sarete contattati quanto prima.

Buone vacanze.

 

 

Aldo Massimo Rossi

                                                              

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Se non vi è indicazione del chilometraggio l’ IVA non è detraibile.

 

L’indicazione dei chilometri è obbligatoria non solo per le schede carburante dei mezzi aziendali, ma anche nel caso in cui il rifornimento carburante avvenga mediante contratto di netting.

Pertanto, in assenza di tale indicazione, non è possibile detrarre l’IVA relativa all’acquisto di carburante. A tali conclusioni è pervenuta la C.T. Reg. Firenze 15 aprile 2013 n. 53/9/13.

Nella fattispecie in esame, ad una società con mezzi di spazzamento pubblico era stata disconosciuta la detraibilità dell’IVA relativa all’acquisto di carburante a seguito della mancata indicazione dei chilometri sulle schede carburante dei singoli mezzi, nonché con riferimento al contratto di netting.

Secondo la società era, tuttavia, ininfluente ai fini della detraibilità dell’IVA e della deducibilità del costo, la mancata indicazione del chilometraggio con riferimento all’approvvigionamento mediante contratto di netting.

Per quanto riguarda le schede carburante, come già evidenziato, la giurisprudenza ha più volte ribadito l’obbligo di indicazione dei chilometri percorsi ai fini della detraibilità dell’IVA assolta sull’acquisto di carburante dei mezzi aziendali.

Tale obbligo, tuttavia, non opera con riferimento agli esercenti arti e professionisti.

Meno frequenti sono stati, invece, i chiarimenti relativi agli obblighi previsti qualora l’impresa abbia stipulato un contratto di netting.

Al riguardo, si ricorda che tale tipologia di rifornimento carburante è basata su distinti contratti di somministrazione:
- un primo contratto è stipulato dalla società petrolifera con i gestori degli impianti stradali di distribuzione;
- un secondo contratto è stipulato tra la società petrolifera e le società aderenti al “sistema delle tessere magnetiche”.

Sulla base di tali contratti, i gestori si impegnano ad eseguire (verso corrispettivo), a favore della società petrolifera, cessioni periodiche o continuative, consistenti nel rifornimento di carburante direttamente alle società aderenti al sistema.

In tal modo, i conducenti dei veicoli delle imprese convenzionate, all’atto del rifornimento del carburante, ritirano una copia del documento di consegna, mentre la matrice è trattenuta dal gestore.

La compagnia petrolifera provvede, quindi, alla fatturazione del corrispettivo dovuto alle imprese convenzionate che hanno beneficiato delle somministrazioni.

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venerdì 19 luglio 2013

conversione del decreto del Fare (articolo 50-bis, Dl 21 giugno 2013, n. 69).

Adempimenti. Emendamento al Dl del fare: Dl 21 giugno 2013, n. 69.

Dal 2015 possibile sostituire l'elenco clienti-fornitori con l'invio quotidiano dei dati Iva.
Stop alla presentazione del modello Intra-servizi e alle comunicazioni black list,
solo per chi deciderà di effettuare questa comunicazione giornaliera

 

I soggetti Iva non dovranno più inviare i modelli Intra dei servizi ricevuti da quando entrerà in vigore il regolamento attuativo dell'invio facoltativo giornaliero dei dati delle fatture emesse e ricevute, oltre che dei corrispettivi.


Solo per chi deciderà di effettuare questa comunicazione giornaliera, poi, sarà eliminato l'obbligo di inviare l'elenco clienti e fornitori, la comunicazione black list e i dati delle lettere d'intento ricevute.


E' questo il contenuto di un emendamento approvato in sede di conversione del decreto del Fare (articolo 50-bis, Dl 21 giugno 2013, n. 69).


Il sole 24 ore - 19 luglio 2013 - L. De Stefani - pag. 17

 

A disposizione per ogni chiarimento. Non esitate a contattarci per ogni ulteriore esigenza.

Cordialità.

 

Aldo Massimo Rossi

                                                              

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martedì 16 luglio 2013

Expo 2015, è nata la 'cabina di regia' a quattro, fra società e Conferenza delle Regioni, Governo e Padiglione Italia

Martedì 02 Luglio 2013 08:42 Notizie - Lombardia e Nord-Ovest

(Sesto Potere) - Milano - 2 luglio 2013 -  Una riunione operativa per imprimere un salto di qualità nelle azioni da compiere in vista dell'esposizione universale del 2015. E' quella che si è svolta a Milano, a Palazzo Lombardia, alla presenza di delegazioni provenienti da ogni regione d'Italia, esponenti del Governo (i ministri degli Affari regioni e Autonomie Graziano del Rio e della Coesione territoriale Carlo Trigilia e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Maurizio Martina) e rappresentanti della società Expo (il commissario unico Giuseppe Sala e il commissario del Padiglione Italia Diana Bracco), nonché rappresentanti degli Enti locali, delle associazioni di categoria e degli sponsor e partner privati di Expo. Il vertice, battezzato: "Le Regioni d'Italia per Expo Milano 2015", si è chiuso con il raggiungimento di un impegno importante: dare vita ad una 'cabina di regia' a quattro, fra Conferenza delle Regioni, Governo, Expo e Padiglione Italia per coordinare il coinvolgimento dei territori nell'evento del 2015 lavorando secondo quattro direttrici: la progettualità integrata sul Padiglione Italia, le azioni di sistema in campo turistico e ricettivo, lo sviluppo delle filiere regionali e il possibile utilizzo di fondi europei.

 REGIONI PROTAGONISTE - "Da qui parte un cammino che vedrà le Regioni co-protagoniste di quello straordinario appuntamento che è Milano 2015, una grande opportunità per tutti i territori, per l'Italia e non solo". Così il Presidente di Regione Lombardia, Roberto Maroni, intervenendo alla conferenza stampa seguita alla riunione che qualche ora prima aveva aperto ricordando "la grande occasione che offre l'esposizione universale" e auspicando che "fra Regioni, Governo e società possa essere trovata un'intesa che faccia di Expo una grande vittoria per tutto il sistema Paese".

 SVILUPPO DEI CLUSTER - Secondo Giuseppe Sala, l'appuntamento di oggi è servito non tanto per fare il bilancio di quanto fatto fino ad ora, quanto per disegnare "il percorso dei prossimi anni". Soprattutto rispetto alle Regioni e alle opportunità che possono cogliere. Il Commissario unico, ha fatto notare che solo in termini di turismo, la manifestazione vale 5 miliardi. "Vogliamo portare 20 milioni di visitatori", ha dichiarato osservando che "bisogna fare in modo che chi viene, sappia che oltre ad Expo potrà fare tour culturali, eno-gastronomici e paesaggistici". Da gennaio circa 60 Paesi inizieranno a costruire loro padiglioni, che non saranno raggruppati secondo un criterio geografico (tutti i Paesi africani, tutti gli asiatici, gli europei), ma in base a cluster tematici (tutti quelli del caffè, delle spezie, del cacao). Un modo, ha spiegato Sala, "per esaltare le tipicità di ogni realtà. Un principio che si potrebbe estendere anche alle Regioni, valorizzando così le nostre filiere, come quella del vino, dell'olio, dei formaggi, del pane. L'impegno di tutti adesso - ha concluso - è avviare il tavolo immediatamente, certamente prima delle vacanze estive".

 CONTENUTI PER PADIGLIONE ITALIA - La 'casa' delle Regioni in Expo 2015 sarà nel Padiglione Italia. "Fino ad oggi - ha relazionato Diana Bracco - abbiamo lavorato sul concept costruendo qualcosa di solido da proporre. Adesso dobbiamo lavorare insieme per riempirlo di contenuti". Secondo la Bracco, si "deve mettere in rete l'Italia. Non dimentichiamo mai che il concept sul quale è stato realizzato il Padiglione Italia - ha fatto notare - è quello del 'vivaio'. Un vivaio dedicato ai giovani, all'innovazione, alla creatività, alle start-up. Un progetto che guarda al futuro, mantenendo le radici ben piantate nella storia. Applicare il concetto tematico dei cluster alle specificità italiane, secondo Bracco "è uno sbocco quasi naturale, che esalta le diversità del nostro territorio mantenendo forte il filo conduttore che deve essere rappresentato dalla valorizzazione del 'sistema' Italia".

 RADICARE INTERVENTI PER IL FUTURO - Di sistema Paese ha parlato anche il Presidente della Conferenza delle Regioni Vasco Errani, ribadendo che "Expo sarà una grande occasione, se tutti i soggetti coinvolti riusciranno a vincere una scommessa che è più facile da proclamare che da realizzare: far fare un salto di qualità all'idea di sistema Paese in tutte le sue articolazioni". Errani ha sottolineato che Expo "deve diventare per il sistema Paese una grande occasione di attrarre investimenti. Per questo - ha osservato - ci si deve preparare. Bisogna preparare il sistema di accoglienza, perché il turismo è prima di ogni altra cosa un sistema dell'offerta. Dobbiamo costruire pacchetti integrati e fare rete per garantire la presenza delle Regioni nella manifestazione con un format unico ma anche attraverso iniziative autonome delle singole realtà". Parimenti, secondo il presidente della Regione Emilia-Romagna, deve essere garantita la presenza di Expo nelle Regioni "attraverso la possibilità di valorizzare lo straordinario patrimonio non solo culturale o eno-gastronommico, ma anche per quello che riguarda il sistema delle imprese. Per quanto riguarda la tecnologia, la trasformazione e la sicurezza alimentare, possiamo immaginare di usare l'Expo per essere una piattaforma che radichi qualcosa di significativo per l'Italia del futuro".

 L'IMPEGNO DEL GOVERNO - Sul fronte governativo, il sottosegretario con delega ad Expo, Maurizio Martina, ha voluto ribadire che "non ci può essere un salto di qualità per Expo, se non viene raccolta la sfida di farlo diventare un grande evento nazionale che coinvolga tutte le Regioni del Paese. Da oggi attiveremo una cabina di Regia a quattro fra Conferenza delle Regioni, Governo, Expo e Padiglione Italia, uno strumento operativo che ci aiuterà a fare questo cambio di passo necessario. C'è grande consapevolezza rispetto al fatto che nei prossimi due anni si dovrà correre - ha concluso Martina - ma ce la possiamo fare, perché in maniera molto pratica e pragmatica ci siamo dati una strumentazione adeguata alla sfida che abbiamo di fronte".

 ITALIA PREPARATA ALLA SFIDA - Sulla stessa lunghezza d'onda il ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, Graziano del Rio, che ha ricordato come "L'Italia ha una grande occasione per dimostrare che c'è la può fare e che è capace di coordinamento fra i vari livelli istituzionali e di ottima organizzazione". Un concetto ribadito anche dal ministro della Coesione territoriale, Carlo Trigilia, secondo il quale "la sfida è rappresentare le diversità italiane in modo unitario, dando una rappresentanza importante del nostro sistema Paese. Noi - ha aggiunto - siamo disponibili nell'ambito delle competenze relative all'uso dei fondi europei di sostenere il progetto di Expo 2015. Studieremo con le Regioni e gli altri ministeri interessarti il modo migliore per farlo".